Una linfa per la ricerca

Il lascito solidale è una linfa importantissima per la ricerca scientifica. Il Gruppo Italiano Malattie Ematologiche dell’Adulto, proprio grazie alle risorse che AIL ha messo a disposizione con i testamenti solidali, è riuscito a far partire due importanti studi sulla Leucemia Acuta Linfoblastica, uno dei quali ha dei risultati preliminari molto promettenti per i pazienti”. Giulio D’Alfonso è Project Manager e Ricercatore presso il GIMEMA ed ha potuto toccare con mano quanto i lasciti siano importanti per dare la possibilità alla ricerca di crescere. 

Una linfa per la ricerca

Se i due progetti di ricerca sono stati avviati  - spiega -  questo lo si deve soprattutto alla generosità di due donne: Maria Luisa Scaglia e Carla Decò che hanno voluto destinare ad AIL, tramite un lascito testamentario, una parte del loro patrimonio”. Per questo la proposta è quella di fare in modo che i nomi di chi contribuisce ai progetti di rimanga nella storia della letteratura scientifica.

LE NUOVE FRONTIERE DELL’EMATOLOGIA: I PROGETTI DI RICERCA SOSTENUTI DAI LASCITI SOLIDALI AIL

Grazie ai testamenti solidali AIL riesce oggi a sostenere diverse attività, in particolare di ricerca scientifica sulle malattie del sangue, contribuendo così allo sviluppo di nuove terapie nel campo dei tumori ematologici: solo nel 2018, l’Associazione ha finanziato la ricerca per oltre 7 milioni di euro. In particolare AIL, grazie a due lasciti solidali, ha potuto finanziare l’avvio di due importanti studi sulla Leucemia Acuta Linfoblastica.

Si tratta di una patologia nella quale il midollo osseo viene improvvisamente invaso da cellule leucemiche, compromettendo la normale produzione degli elementi vitali del sangue come i globuli rossi, le piastrine, e i globuli bianchi con la conseguente comparsa di problemi correlati (anemia, aumento del rischio di emorragie, aumento del rischio di contrarre infezioni).Grazie agli studi finora eseguiti dal GIMEMA, si è scoperto che non tutte le forme di LAL sono uguali poiché, da paziente a paziente, le cellule leucemiche mostrano delle differenze che possono influire sulla risposta alla terapia.

Oggi è quindi possibile individuare le forme di LAL che sono più resistenti alle cure rispetto a quelle più sensibili ai trattamenti. Lo stesso discorso vale per forme di malattia che hanno una maggiore tendenza alla recidiva: per queste gli studi del GIMEMA hanno messo a punto dei trattamenti più intensivi al fine di offrire ad ogni paziente una terapia più efficace.

In particolare, per una delle forme più acute di LAL, ovvero la LAL Ph+ (Philadelphia Positiva), da qualche anno ormai è stato individuato, grazie ai progetti di ricerca, il ruolo fondamentale di un gruppo di farmaci chiamati inibitori della Tirosin-chinasi. Queste molecole non solo bloccano il funzionamento della proteina che provoca la trasformazione delle cellule sane in cellule leucemiche ma hanno l’enorme vantaggio di colpire solo le cellule malate, con la conseguente riduzione dei gravi effetti collaterali spesso provocati dal più classico trattamento chemioterapico. 

Gli sudi finanziati da AIL e condotti dal GIMEMA, prevedono l’utilizzo di 2 nuovi farmaci sperimentali - non facenti parte della chemioterapia tradizionale – il dasatinib e il blinatumomab. Per lo studio GIMEMA LAL2116 è prevista una durata complessiva di 41 mesi. Si stima che saranno necessari 18 mesi per il coinvolgimento dei 63 pazienti previsti dallo studio, che sarà disponibile presso ben 55 strutture di Ematologia, afferenti alla rete GIMEMA e sparse su tutto il territorio nazionale. Una volta nello studio, ogni paziente sarà trattato per un massimo di 11 mesi con i due farmaci, per poi essere seguito con scrupolosi controlli nell’arco dei successivi 12 mesi.

Per quanto riguarda invece il progetto GIMEMA LAL2317 saranno necessari 32 mesi per il trattamento terapeutico e un anno per l’osservazione dei pazienti dopo la terapia. In questo caso, il protocollo ha previsto la partecipazione di 149 pazienti, provenienti da 70 strutture di ematologia afferenti al GIMEMA.

AIL ha però necessità di raccogliere sempre nuovi fondi per portare a termine studi scientifici che coinvolgono i pazienti di tutta Italia. C’è ancora bisogno dell’aiuto di tutti per continuare a far crescere la ricerca sulle malattie ematologiche ed aumentare le possibilità di guarigione dei pazienti, migliorando anche la loro qualità di vita.

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