Una nuova opzione terapeutica per il mieloma multiplo precedentemente trattato

Secondo lo studio Apollo, pubblicato su Lancet Oncology, una nuova combinazione di farmaci si è dimostrata un’opzione terapeutica promettente e vantaggiosa per pazienti con Mieloma Multiplo precedentemente trattati, a prescindere da fattori quali lo stato di refrattarietà, la citogenetica, lo stadio e il numero di terapie ricevute.

Background

I regimi basati su farmaci immunomodulatori rappresentano uno standard di cura per pazienti con mieloma multiplo (MM) già sottoposti a una o più linee di trattamento. In questo scenario, daratumumab, un anticorpo monoclonale umano diretto contro una proteina nota come CD38, è approvato in monoterapia e in combinazione con regimi convenzionali per il trattamento del MM recidivante/refrattario e del MM di nuova diagnosi. Gli aspetti interessanti di questo farmaco sono due: innanzitutto, è dotato di un doppio meccanismo d’azione, ovvero agisce sul tumore sia in maniera diretta sia esplicando un effetto immunomodulatore; in secondo luogo, può essere somministrato anche per via sottocutanea (SC), con una conseguente riduzione dei tassi di reazioni correlate all’infusione e una durata mediana della somministrazione significativamente più breve, di appena 5 minuti.

STUDIO APOLLO

Alla luce di quanto illustrato sopra, rileggiamo i risultati di uno studio randomizzato di fase 3 (APOLLO), pubblicato su Lancet Oncology nel 2021, che si è proposto di valutare se la combinazione di daratumumab SC più pomalidomide e desametasone fosse in grado di migliorare la sopravvivenza libera da progressione (PFS) rispetto a pomalidomide e desametasone in pazienti già sottoposti ad almeno una linea di terapia, inclusi lenalidomide e un inibitore del proteasoma.
Nel periodo giugno 2017 - giugno 2019, 304 pazienti sono stati suddividi in due gruppi e sono stati assegnati in modo casuale a daratumumab SC + pomalidomide e desametasone (151 pazienti ) o a pomalidomide e desametasone (153 pazienti) somministrati fino alla progressione di malattia o all’insorgenza di tossicità inaccettabili.

Risultati

Dopo un follow-up mediano di circa 17 mesi, i pazienti del braccio sperimentale hanno ottenuto una PFS significativamente più lunga rispetto al braccio di controllo, pari a 12,4 vs 6,9 mesi, nonché risposte più rapide, più profonde (tassi più alti di risposta parziale molto buona o migliore) e di maggior durata. I dati di sopravvivenza globale non erano invece ancora maturi al momento di questa analisi. In termini di tollerabilità, la combinazione di daratumumab SC con pomalidomide e desametasone non si è associata a nuovi segnali di sicurezza. I tassi di neutropenia e linfopenia di grado 3 o 4 sono stati maggiori nel braccio sperimentale, come pure i tassi di infezioni di grado 3 o 4 (per lo più infezioni del tratto respiratorio inferiore e polmonite), senza però un concomitante aumento nella probabilità di interruzione del trattamento o nel rischio di eventi avversi fatali.

Conclusioni

In conclusione, il beneficio osservato in termini di attività ed efficacia, insieme alle caratteristiche favorevoli della somministrazione SC, rendono la combinazione daratumumab + pomalidomide e desametasone un’opzione terapeutica promettente e vantaggiosa per pazienti con MM precedentemente trattati, a prescindere da fattori quali lo stato di refrattarietà, la citogenetica, lo stadio e il numero di terapie ricevute.

Referenze bibliografiche

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