Donare il 5 per mille ricerca scientifica: ecco perché è importante | AIL Onlus

AIL, anche grazie ai fondi raccolti con il vostro 5  per 1000, sostiene ogni anno la ricerca scientifica supportando oltre 140 progetti scientifici in tutta Italia. Come lo studio GIMEMA EMATO0321, che ha confermato l’efficacia degli Anticorpi Monoclonali Neutralizzanti per il trattamento del COVID-19 nei pazienti con neoplasie ematologiche. Leggi l’intervista al Prof. Paolo Corradini, responsabile dello studio.

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La ricerca scientifica è vita: l’impegno di AIL

Nell’arco di un anno 58 Sezioni AIL hanno finanziato più si 140 progetti di Ricerca a beneficio di:

  • 24 dipartimenti ospedalieri

  • 25 laboratori

  • 23 iniziative della Fondazione GIMEMA

  • 10 iniziative di FIL-Fondazione Italiana Linfomi

  • 11 iniziative di centri di ricerca

Tutto questo è possibile anche grazie al contributo importantissimo degli oltre 200 mila sostenitoriche ogni anno donano ad AIL il 5x1000. La ricerca ha permesso negli ultimi 15 anni di salvare lavita di moltissimi pazienti e AIL vuole continuare ad impegnarsi per costruire il futuro di chi lottacontro il tumore del sangue.Parliamo quindi dello studio EMATO0321 realizzato in collaborazione con la FondazioneGIMEMA e sostenuto con i fondi 5x1000, che ha analizzato inmaniera retrospettiva i dati relativi ai pazienti ematologici trattati con gli Anticorpi Monoclonali Neutralizzanti tra Febbraio 2020 a Maggio 2021. Abbiamo Intervistato il Prof. Paolo Corradini, Responsabile dello studio, Presidente della Società Italiana di Ematologia e Direttore della Divisione di Ematologia della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, per avere più informazioni sugli scopi e sull’importanza di questo progetto. Il Covid 19 fa oggi meno paura, anche grazie all’introduzione dei vaccini, ma non bisogna abbassare la guardia e continuare a proteggere le persone più fragili, come i pazienti immunocompromessi.

STUDIO GIMEMA EMATO0321 - Prof. Corradini, qual è l’obiettivo dello studio EMATO0321 e quali le evidenze che avetericavato?

L’obbiettivo è abbastanza semplice: verificare l’attività degli anticorpi terapeutici neutralizzanti contro il Covid-19 nei pazienti fragili come quelli onco-ematologici. Abbiamo arruolato in uno studio retrospettivo oltre 90 pazienti, in trattamento o che lo hanno interrotto da non più di sei mesi, per capire dati alla mano se davvero questi anticorpi riducessero l’incidenza di Covid severo, di ricovero o di morte e se fossero somministrabili senza effetti collaterali nei soggetti immunocompromessi. 

Il dato che emerge è che gli anticorpi in questione sono sicurissimi e non danno effetti collaterali.  Se somministrati nei primi tre giorni dall’insorgenza dell’infezione da Covid-19, come da indicazioni dell’AIFA, abbreviano il tempo di negativizzazione del tampone, rendono più facile la prosecuzione delle terapie e consentono di diminuire i ricoveri in ospedale. È importante precisare che questi anticorpi si somministrano mentre un paziente è in terapia o quando l’ha interrotta da poco, proprio perché, in una situazione di immunosoppressione, consentono al malato di neutralizzare l’infezione in tempi più brevi e con rischi molto minori per la sua salute. 

Il messaggio che vogliamo mandare, sulla base di questi risultati, è quello di continuare ad investire su queste molecole. Lo studio dimostra, infatti, la cosiddetta proof of principle: questo tipo di trattamento è utile e vantaggioso per i pazienti presi in esame. Oggi bisogna continuare ad adattare questi anticorpi, così importanti per aiutare i soggetti fragili a combattere l’infezione, ad un virus che continua a mutare. Per fare un esempio, di 7 molecole create per contrastare la Delta, solo una funziona anche per la variante Omicron.

Secondo uno studio condotto dalla SIE nella prima fase della pandemia i pazienti ematologici erano 2,5 volte più fragili di fronte a Coronavirus rispetto alla popolazione generale. La situazione attuale, dopo l’introduzione dei vaccini, è ancora così preoccupante?

Per fortuna la situazione è totalmente cambiata. La mortalità del paziente ematologico, che era attorno al 37-38% ad inizio pandemia, adesso è crollata al 10-15%. I vaccini hanno diminuito in maniera molto importante l’incidenza della malattia severa, quindi delle polmoniti, dei ricoveri e della mortalità. 

Come Società Italiana di Ematologia abbiamo fatto una seconda survey, dopo quella cui si riferisce e che risale al periodo pre-vaccini, e nei 70 centri ematologici coinvolti si è riscontrato un abbattimento del 70-80% dei casi di polmonite. I vaccini sono stati quindi salva vita per tantissimi pazienti fragili: c’è la possibilità che non diminuiscano i contagi, perché le ultime varianti sono estremamente infettive, ma risparmiano problemi respiratori severi e abbattono la mortalità in maniera molto molto importante, salvando tante vite.

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