Forza! Possono sempre accadere cose meravigliose.

    Forza! Possono sempre accadere cose meravigliose.

    Era il 26 marzo 2009. Policlinico Umberto I di Roma, via Benevento. Le parole della Dott.ssa segnarono la linea di confine che c'è tra prima e dopo: Linfoma di Hodgkin, è un tumore del sangue, ma esiste una terapia. Io però non ascoltavo più. Mi ero fermata alla parola tumore. Avevo 25 anni ed ero nel pieno della mia vita, della mia gioventù, dei miei sogni. non poteva essere così grave...solo perché avevo una febbricola persistente e quel rigonfiamento all'inguine grande come un limone. Da lì sono successe molte cose. La prima, inaspettata: i più vicini si sono allontanati, compreso l'uomo che amavo, e al tempo stesso poche, preziose persone, in apparenza più distanti, si sono strette intorno a me.

    E poi le compagne di diagnosi, di terapia, di viaggio: Francesca, Claudia, Valentina....Valentina che oggi non c'è più fisicamente, ma è viva in me, in noi, e lo sarà per sempre. Dopo la biopsia ossea bilaterale, 6 mesi di chemioterapia, una micro-embolia polmonare causata dal pic nel braccio, 30 giorni di radioterapia, è iniziata, pian piano, la ripresa. Mese dopo mese, anno dopo anno. Faticosa, perché le conseguenze ci sono, si sentono e si vedono tutte

    Aumento di peso, difese immunitarie basse, dolori in varie parti del corpo, ormoni che sballano. E il macigno più grande: la sterilità. Sono passati 11 anni. io sono ancora qui e, leggendo le storie degli altri pazienti sul sito di AIL, mi chiedo perché non ho ancora scritto la mia. E allora, credo che sia arrivato il momento e che sia mio dovere lasciare un piccolo segno e testimoniare che sì, si può guarire. Si può andare avanti, nonostante le cicatrici nel corpo e nel cuore, il vuoto e quasi un senso di colpa nei confronti di chi non ce l'ha fatta, la paura costante a ogni analisi, a ogni nuova tac…ma anche tanta voglia di vivere.

    In questi anni ho continuato a studiare, ho svolto vari lavori, ho viaggiato e vissuto molte esperienze che mi hanno arricchito e mi hanno fatto gioire di essere ancora viva. Ho amato e sono stata amata. Ho pianto e ho riso. Ho sofferto, sono stata felice. A chi sta attraversando quello che ho passato io oggi dico: forza! possono ancora accadere cose meravigliose. Ci chiamano eroi, ma non lo siamo. Noi dobbiamo semplicemente stare al gioco, che lo vogliamo o meno. Ma ve lo dico forte e chiaro: si può vincere questa partita. I medici che vi seguono sono preparati e tenaci e, soprattutto, tifano per voi. 

    Ora però devo andare. Mio marito e mio figlio mi aspettano. Sono loro, adesso, le mie medicine, la mia forza, il mio miracolo. Perché la vita, a volte, sa avere molta più fantasia di noi. 

    Bernadette

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