La forza di un leone contro la Leucemia
È il 2 gennaio 2021. Oggi è il giorno delle mie dimissioni dopo un incubo durato più di 8 mesi chiamato leucemia. Ci tengo a precisare che non voglio scrivere questo messaggio per fare “pena” o per creare tristezza a coloro che dedicheranno qualche minuto per leggere la mia storia. Scrivo per aiutare tutti quelli che come me hanno combattuto e stanno combattendo tra la vita e la morte e voglio iniziare a raccontarvi tutto dall’inizio.
Esattamente il 15 dicembre 2019 sono andato dal dentista per l’estrazione di un dente del giudizio, non mi sentivo male ma avevo sempre questo senso di insensibilità nella parte del labbro inferiore sinistro, che si è aggravata provocandomi dolori lancinanti in tutta la mandibola sino a sopra all’orecchio. Col passare del tempo iniziai a prendere molti medicinali, tra cui cortisone e antibiotici i per alleviare leggermente il dolore. Da gennaio in poi iniziai a fare moltissimi esami per capire ciò che avevo ma, purtroppo, nessuno riuscì a darmi risposte. Alcuni esami evidenziavano un’infezione all’osso mandibolare, altri addirittura degli orecchioni, purtroppo nulla di vero.
Arrivò marzo e anche la prima ondata di COVID-19 che colpì l’Italia, per questo anche solo effettuare degli esami del sangue risultava difficilissimo. I miei genitori hanno impiegato quasi un mese per farmeli fare ed il 24 aprile 2020 sono andato all’ospedale di Reggio Emilia per una ecografia di tutto il corpo, in particolare nella zona dell’estrazione del dente. Durante l’ecografia il dottore sgranò gli occhi perché mi trovò acqua dappertutto, soprattutto vicino ad organi come cuore, pancreas e fegato; immediatamente mi ricoverò e i medici evidenziarono un’infezione. Così il 25-04-2020 fui trasferito in ematologia. Verso le ore 10:00 ero in stanza con mio padre ed arrivò la dottoressa con una sentenza devastante: “mi dispiace tantissimo ma hai una leucemia linfoblastica acuta, è una malattia grave ma fortunatamente curabile, ti aspetta un lungo percorso di cura ma non devi perdere la speranza” di fianco a me mio padre scoppiò in lacrime e mi strinse forte a sé.
Arrivò anche mia madre e mi disse che era sicura che ce l’avrei fatta; ricordo che l’unica cosa che sono riuscito a rispondere alla dottoressa è stata: “se questa malattia è capitata a me è perché so di poterla sconfiggere”; la dottoressa sorrise, da quel giorno in ematologia ho adottato il soprannome di “leone” per il mio spirito combattivo. Non sono certo un eroe, senza le cure ovviamente non ne sarei uscito vivo, questo sicuro, ma il raggiungimento di traguardi importanti nella vita dipende anche dall’approccio che si ha, ed io proprio in questa occasione mi sono detto: “Bene, da uomo ora diventerò leone”.
Vi posso assicurare che in tutto questo periodo non ho mai avuto paura, ho sempre creduto di avere le carte in regola per poter conquistare il mio futuro, passo dopo passo. Sono riuscito ad affrontare a testa le cure e le difficoltà anche grazie alla disciplina che pratico da circa 10 anni: il kendo, arte marziale giapponese senza la quale non avrei avuto gli attributi e il fisico per affrontare una leucemia a 19 anni. Ci tengo a precisare che non me ne è mai importato molto del cambiamento fisico che ho avuto, i capelli ricresceranno e ritornerò come prima.
Arrivò il vero e proprio inizio della battaglia più grande della mia vita, feci la biopsia del midollo osseo e pochi giorni dopo iniziai con il primo ciclo di chemioterapia. Sono stato ricoverato esattamente 31 giorni prima di potere tornare a riabbracciare i miei cari. Ah, dimenticavo, dato il periodo Covid non ho mai potuto ricevere visite da nessuno, nemmeno dai miei genitori, è stato tutto più in salita. Il primo ciclo andò bene e così anche tutti gli altri fino a quando, alla fine del quarto ciclo, la dottoressa mi comunicò che stavo rispondendo bene alle terapie e che dovevo avere solo pazienza, finire i cicli e che non mi sarebbe servito il trapianto. Ma mai abbassare la guardia davanti a queste cose perché per quello che ho passato posso dire che in queste situazioni la testa e l’approccio alla malattia sono il 70% delle cure.
Ci tengo a ringraziare l’equipe medica del Core di Reggio Emilia, senza la quale non sarei qua, lo stesso vale per la mia famiglia, i miei nonni, la mia ragazza Valentina e tutta la mia grande famiglia di amici, potrei citarne tanti ma in particolare voglio ringraziare Tommaso Vincenzo, Alessio, Samuele, Jacopo che non mi hanno mollato per nemmeno un secondo in tutti questi mesi; e molti altri compresa anche tutta la mia seconda famiglia e cioè quella del mio dojo di kendo e Renzo, il nostro Sensei, con il quale non vedo l’ora di tornare a praticare come prima. Nonostante abbia passato tantissimo tempo chiuso all’interno di questo ospedale sono riuscito anche a diplomarmi con un punteggio di 97 su 100.
Dopo 155 giorni in ospedale la soddisfazione più grande e l’unico pensiero che ho è quello di potere tornare a prendere in mano le redini della mia vita, meglio di prima. Ora seguirà un periodo di mantenimento da casa e vari controlli, ma sento di poterli affrontare. Spero di essere d’esempio per chiunque si trovi in situazioni difficili come quelle che mi sono trovato io. Questo brutto capitolo della mia vita mi farà sicuramente cambiare carattere, saprò dare molto più valore a ciò che prima per me era scontato.
Oggi 02-01-2021 è ufficialmente il giorno della mia dimissione, il nuovo anno non poteva iniziare meglio, le emozioni e soprattutto le lacrime sono tante, per me questo rappresenta l’arrivo ben tre regali: il superamento di una tappa importante nella lotta alla malattia, il regalo di Natale e quello del mio ventesimo compleanno che è stato il 28 dicembre. Non potevo chiedere di meglio, festeggerò le persone a me più care. Ha inizio una nuova vita. Ora resta solo chiudere in bellezza con una vera e propria festa, non appena sarà possibile. Grazie mille ancora a tutti coloro che hanno speso anche solo un briciolo di tempo per me, vi voglio bene.
Alessio
Storie di combattenti